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Va in scena a Ouagadougou il 26 gennaio “Tunka / L’aventure”

Ultimi giorni di prove per “Tunka / L’aventure” al Centre Gambidi di Ouagadougou, in Burkina Faso, dove lo spettacolo va in scena il 26 e il 27 gennaio.

La carovana teatrale composta da 7 attori e 2 musicisti, provenienti da Mali, Burkina Faso e Costa d’Avorio, oltre ai tecnici e allo staff di progetto, partirà per Bamako, dove toccherà 5 diversi spazi, la città di Kati e 14 villaggi in Mali.
Il progetto ideato da Maurizio Schmidt, si propone di contribuire al cambio di percezione e di comportamento delle persone che vedono nella migrazione irregolare verso l’Europa la sola possibile soluzione ai loro problemi economici, spesso alla situazione di grande povertà in cui versano. La presenza “dal vivo” nei villaggi e il dibattito fra pubblico e attori che costituisce il secondo tempo fondamentale nel “teatro di sensibilizzazione”, si propone di promuovere la discussione sul tema della migrazione e costituirà l’occasione per fornire informazioni sulle opportunità economiche esistenti in Mali e che possono costituire una concreta alternativa alla scelta di partire (e a quella -non meno difficile- di tornare).
All’autore del testo, Ildeverd Meda, e al regista Luca Fusi era affidato un compito non facile: trovare una sintesi teatrale a partire dalle interviste effettuate da Maurizio Schmidt in Italia, Spagna e Mali (con migranti e migranti di ritorno) e improvvisazioni (a loro volta sollecitate da alcune interviste), intorno al tema dell’emigrazione. Il risultato è particolarmente convincente, i temi più forti emersi nelle interviste -e che torneranno nel
documentario in preparazione- sono stati colti e elaborati, collocati in un contesto credibile: un gruppo di migranti rimpatriati, in un centro in Africa (forse in Mali o altrove), racconta le sue disavventure. Si sentono le parole, le verità emerse dalle interviste, qua e là anche i personaggi degli intervistati, ma il gioco del teatro nel teatro, il ritmo della narrazione, la musica, impediscono un realismo o una drammaticità eccessiva. Il racconto parte dai problemi economici che sono all’origine dell’emigrazione (molto concretamente il rapporto fra la produzione ortofrutticola e le variazioni dei prezzi), le dinamiche familiari, ma anche l’attrazione per l’immagine da eldorado che l’occidente da di sé; quindi la partenza all’avventura, la trappola del deserto, la decimazione nel corso del viaggio, l’arrivo in Libia, le violenze, i sensi di colpa per avercela fatta; e il mare, il naufragio, lo spaesamento all’arrivo, lo scontro fra sogno e realtà. Infine il ritorno, l’umiliazione ma anche il possibile conforto del racconto e dell’incontro con i compagni di avventura.
Luca Fusi, che da molti anni lavora in Burkina Faso e è direttore della scuola del Centre Gambidi, precisa che “lo spettacolo utilizza diversi linguaggi teatrali: la parola, il mimo, la danza e la musica dal vivo, che accompagna e guida il racconto secondo la potente tradizione mandinga. Il testo sottolinea l’importanza di comunicare sul tema: parlare di migrazione, ascoltare i migranti e le loro avventure, nel più grande rispetto dei coraggiosi che si sono esposti ai rischi e alle umiliazioni più dure”. Coraggio richiesto anche a quelli
che hanno scelto di rientrare, spiegare, progettare un nuovo futuro nel loro paese, come emerge molto chiaramente nelle interviste ai migranti di ritorno (alcuni dei quali saranno presenti nei villaggi del Mali che si toccheranno).
L’inizio dello spettacolo è affidato al famoso incipit di “Se questo è un uomo” di Primo Levi, tradotto in bambara: parole potenti e a maggior ragione scioccanti per il corto circuito storico che provocano. Ricordare e raccontare è importante, quello che è successo può succedere – e succede- di nuovo. Il finale, il senso dello spettacolo è racchiuso in una battuta: « On en parlera, on en parlera… un en parlera encore demain et après- demain et encore. On organisera des représentations publiques. Le monde doit savoir… nos familles doivent savoir…. Tu verras, Madou, que cela nous aide à vivre, encore. »
Lo spettacolo è di grande impatto emotivo, ma con momenti di leggerezza, privo di intellettualismi e retorica, ricco di suggestioni visive. Le storie e i brevi monologhi intrecciano la lingua francese e il bambara (l’equilibrio fra le lingue sarà diverso in Burkina Faso –dove il francese è lingua ponte- e in Mali, dove è poco parlato e resteranno solo alcune battute), e sono ripresi da movimenti coreografici e mimici, mentre la musica guida, accompagna e sottolinea: linguaggi intrecciati che le rendono immediatamente comprensibili.

CALENDARIO

BAMAKO
Mercoledì 29 Gennaio, 20 h Théâtre Acte Sept
Giovedì 30 Gennaio, 21.55 h, Théâtre Blomba
Venerdì 31 Gennaio,10 h, Conservatoire
Sabato 1 Febbraio, 17 h Happy Theater
Giovedì 20 Febbraio, 20 h, Institut Français

N’GOLOVALA
Lunedì 03 Febbraio 2020

FANAFIE’ CORO
Martedì 04 Febbraio 2020

KATI
Mercoledì 05 Febbraio 2020

SIRAMANSO
Giovedì 06 Febbraio 2020

FANSIRA – CORO
Venerdì 7 Febbraio 2020

GUILY
Sabato 8 Febbraio 2020

SONINKEGNY
Lunedì 10 Febbraio 2020

KAMBILA VILLAGE
Giovedì 11 Febbraio 2020

M’PIEBOUGOU
Mercoledì 12 Febbraio 2020

DIANEGUEBOUGOU
Giovedì 13 Febbraio 2020

GORO
Venerdì 14 Febbraio 2020

DIO – GARE
Sabato 15 Febbraio 2020

SOTOLI
Lunedì 17 Febbraio 2020

DIAGO VILLAGE
Martedì 18 Febbraio 2020

KATI
Mercoledì 19 Febbraio 2020

BAMAKO
Giovedì 20 Febbraio, 20 h, Institut Français

YELEKEBOUGOU
Venerdì 21 Febbraio 2020